28 maggio 2010 - Intervista al prof. Paolo Zamboni e ad Augusto Zeppi,
'liberato' nel 2007 e vice-presidente della Fondazione Hilarescere
(Luca Falcetta - TVRS Marche)


Una seconda vita, è quella che potrebbero avere i malati di sclerosi multipla, grazie alla ricerca scientifica portata avanti dal prof. Paolo Zamboni, Direttore del Centro Malattie Vascolari dell'Università di Ferrara.


Luca Falcetta: «Professor Zamboni, come si manifesta la sclerosi multipla?»

Paolo Zamboni
«La sclerosi multipla è una malattia molto bizzarra perché può avere tantissimi segni e sintomi che a volte si accavallano fra di loro. Nella maggior parte dei casi parte con un disturbo visivo, si chiama neurite ottica, per cui è un serio problema di vista. Poi generalmente questo decresce, compaiono problemi all'equilibrio, alla sensibilità, alle funzioni motorie; le funzioni neurovegetative, come andare di corpo, andare in bagno, vengono severamente compromesse e quindi, quello che ne risulta, sono attacchi continui che ti portano ad avere delle problematiche per la vita di relazione e per la vita sociale molto importanti. Poi, purtroppo, questi disturbi diventano permanenti e lì inizia veramente il declino con le forme progressive, che sono molto gravi»


La sclerosi multipla colpisce circa 3 milioni di persone nel mondo e mezzo milione in Europa. Ogni anno in Italia 1.800 persone scoprono di essere affette da questa malattia. Ad oggi, nel nostro paese, sono complessivamente 52.000 le persone con la sclerosi multipla di cui 1.500 nelle sole Marche, in pratica un abitante ogni 1.100, con un picco di uno ogni 700 in Sardegna. Le cause di una delle malattie più gravi del sistema nervoso centrale sono tuttora sconosciute, ma è comunque probabile che alla sua base vi sia l'intervento contemporaneo di più fattori immunologici, ambientali e genetici. La sclerosi multipla viene definita come un a malattia neurologica cronica, con esordio nell'età giovane/adulta e decorso variabile, spesso invalidante.


Luca Falcetta
«Quali sono le fasce più colpite?»

Paolo Zamboni
«Purtroppo questa è la più frequente causa di disabilità nelle persone giovani. Cioè è una malattia che rende disabile il giovane, perché l'esordio è fra i 20 e 40 anni di età e, quindi, nel pieno della vita»

Luca Falcetta
«Più gli uomini o le donne?»

Paolo Zamboni
«Un pochino più le donne. Questo un po' in tutte le latitudini»


Ancora non esiste una terapia specifica per la sclerosi multipla, non sono infatti chiare le cause dell'insorgenza della patologia, ma la ricerca intrapresa nel 2006 dall'equipe del prof. Zamboni, affiancato nel 2007 dal dott. Fabrizio Salvi, medico dell'Unità di Neurologia dell'Ospedale Bellaria di Bologna, ha portato all'individuazione di una delle possibili cause: l'Insufficienza Venosa Cronica Cerebro Spinale, meglio nota come CCSVI. Secondo i rilievi epidemiologici effettuati su gruppi di pazienti, in Italia, negli Stati Uniti e in Europa, si evidenzia un'associazione di almeno il 90% tra le due patologie. Nei pazienti affetti da insufficienza venosa cronica cerebro spinale, il cervello ed il midollo spinale eliminano e drenano il sangue non ossigenato e le tossine, con grande difficoltà. Questa insufficienza è dovuta a particolari restringimenti delle vene cerebrali, che si rinvengono nei segmenti posti al di fuori del cranio, specialmente a livello del collo, del torace e dell'addome. Questo spiega anche la ragione per cui questa malattia, associata alla sclerosi multipla, è sfuggita finora ai ricercatori, localizzandosi al di fuori del perimetro del sistema nervoso centrale.


Luca Falcetta
«Lei, quando ha iniziato la sua ricerca?»

Paolo Zamboni
«Io, la ricerca l'ho iniziata sul finire degli anni '90 e sono stato stimolato da un problema familiare, che era mia moglie, quindi come medico cercavo di capire un pochino di più. E così ho fatto un po' un lavoro da detective in cui ho visto che molte linee di ricerca del passato, erano state ingiustamente abbandonate, fra cui anche una linea che aveva dimostrato che c'era, probabilmente, un fattore vascolare importante. Quindi, dopo, ho cercato di utilizzare quello che era il mio background scientifico di ricercatore proprio in questo campo, per andare a cercare quale fosse questo fattore vascolare»

Luca Falcetta
«Praticamente fino ad allora, un po' tutti i ricercatori e gli studiosi, si erano concentrati esclusivamente sul cervello. Lei invece ha trovato uno dei fattori scatenanti della sclerosi multipla, al di fuori del cervello»

Paolo Zamboni
«Sì io, anch'io inizialmente avevo guardato il cervello, però nel cervello avevo trovato dei segnali che mi indicavano che c'era qualche cosa su vasi più grandi e, quindi, per forza di cose, ad un certo momento, mi sono spostato a cercare molto lontano dal cervello, perché le cose che abbiamo trovato sono, paradossalmente, più vicine al cuore che al cervello»


Il restringimento delle vene alla base del collo e al centro del petto complicherebbe il normale deflusso di sangue al cervello, con il conseguente accumulo di elementi tossici proprio nell'area cerebrale. La loro presenza unita alla mancata depurazione del sangue, sarebbero alla base di gravi processi infiammatori. Lo studio ha mostrato come queste anomalie che incidono sul deflusso del sangue, si presentino più frequentemente nei pazienti affetti da sclerosi multipla. L'insufficienza venosa cronica cerebro spinale aumenterebbe di 43 volte il rischio di sviluppare la malattia.


Luca Falcetta
«Lei che cosa ha trovato quindi in questo esame?»

Paolo Zamboni
«Abbiamo trovato che le vene principali che portato il sangue fuori dal cervello verso il cuore, hanno delle zone chiuse, bloccate, per cui il sangue non è che non torni al cuore, ma ci torna attraverso delle stradine più piccole, perché le strade principali sono come vicoli ciechi, quindi cosa succede? Che il sangue torna regolarmente per molti anni, però sempre in modo rallentato, quindi la depurazione del tessuto nervoso centrale, è cosiddetta insufficiente. Da qui il termine Insufficienza Venosa Cronica, che dura tutta la vita, Cerebro-Spinale perché riguarda sia il cervello che il midollo spinale. E' questa una parola che sembra uno scioglilingua, CCSVI, che indica questa patologia»

Luca Falcetta
«Praticamente, questa mancanza di flusso, un flusso che possiamo dire del sangue scorretto, fa sì che si formino dei depositi di ferro nel cervello e questi sono dannosi»

Paolo Zamboni
«Sì, diciamo così, che tutti gli organi hanno bisogno di pulirsi dalle scorie che il nostro meraviglioso laboratorio cellulare produce, quindi noi abbiamo tutte le cellule che producono delle scorie e queste devono essere eliminate. Quando si ha un problema come l'insufficienza venosa, le scorie vengono eliminate male, quindi anche il sangue è un sangue che non toglie efficacemente l'anidride carbonica, questi metaboliti. Ma immaginate anche se tu hai un virus o un'infezione che colpisce il sistema nervoso centrale, questo è più indifeso perché può pulire meno efficacemente queste tossine»

Luca Falcetta
«Lei scopre questa cosa; nel 2007 il Comitato Etico Le permette di avviare gli studi»

Paolo Zamboni
«Nel 2007 io chiesi due cose. Prima di tutto mostrai delle prove fisiche, degli indici fisici, che c'erano questi blocchi. Quindi chiesi di indagarle con un esame minimamente invasivo, però invasivo, che normalmente non veniva fatto, che è la flebografia e chiesi anche che se trovavo queste strettoie potevo fare un intervento molto semplice, di dilatarle con un pallone, per vedere se questo poteva contribuire al miglioramento della persona»


L'insufficienza venosa cronica cerebro-spinale è diagnosticabile attraverso un particolare ecodoppler che utilizza sonde e software ad esso dedicato, questo permette altresì di operare attraverso il trattamento sperimentale a livello endovascolare. Si pratica una puntura endovenosa attraverso la quale viene fatto navigare un catetere guidato da un radiologo. Quando si raggiungono le vene bloccate, queste vengono dilatate gonfiandole con un palloncino posto sul catetere. Dai dati pubblicati si nota che il miglioramento della circolazione venosa cerebrale, riduce il numero di ricadute, le lesioni attive e migliora la qualità della vita dei pazienti affetti da sclerosi multipla. Nei pazienti con malattia progressiva questo andamento si blocca o rallenta. Secondo quanto pubblicato, questa esperienza, protratta nell'osservazione per due anni, è da considerare con attenzione come un trattamento efficace da aggiungere a trattamenti esistenti.


Luca Falcetta
«Praticamente, lei voleva applicare l'angioplastica, che si usa proprio per 'stappare' le arterie, alle vene, anche perché lei è un chirurgo vascolare»

Paolo Zamboni
«Esatto. Quindi ad un certo momento chiesi di applicare una tecnica che viene normalmente usata per le arterie, per le vene. Non si era mai applicata, o raramente, perché chiaramente è una patologia da poco scoperta da me, quindi non aveva un'applicazione da dover 'stappare' le vene, perché le vene generalmente non si conosceva che potessero avere queste malformazioni»

Luca Falcetta
«E sono arrivati i primi pazienti»

Paolo Zamboni
«Sono arrivati i primi pazienti, noi abbiamo operato un centinaio di persone o poco più, e poi... non l'abbiamo detto! Anzi, li abbiamo pure minacciati»

Luca Falcetta
«Tessera di carbonari, possiamo dire un po'?»

Paolo Zamboni
«Ma sì, perché finché non sei sicuro, non puoi dare false speranze alle persone, per cui io mi raccomandai con questo primo gruppo, il gruppo storico, di stare zitti, di parlarne al massimo con la fidanzata, con il fidanzato, ma non di propagandare la cosa, perché potevano avere anche un effetto placebo, oppure un entusiasmo, qualche cosa che ti faceva sentire meglio, però solamente la lunga osservazione poteva effettivamente dirci che era successo qualcosa di importante. Poi non sapevamo su quanti potevamo dire che succedeva qualcosa di importante. Quindi ne abbiamo parlato solamente nel dicembre 2009, di questa esperienza»

Luca Falcetta
«Quindi recentissima. Ma logicamente la gente cominciava a vedere che queste persone, che erano affette da sclerosi multipla, a un certo punto stavano bene. Una media di due anni. Avete notato che se entro due anni non ci sono ricadute, in teoria, il soggetto, il malato, dovrebbe essere recuperato?»

Paolo Zamboni
«Possiamo, quanto meno, definire questa una 'cura' perché un qualche cosa che ti dà una stabilità e un miglioramento superiore ai due anni, si può senz'altro definire una 'cura'»

Luca Falcetta
«Che cosa si aspetta adesso, soprattutto dal mondo scientifico? Come ha reagito inizialmente?»

Paolo Zamboni
«Il mondo scientifico ha reagito in due modi. Un modo estremamente critico, brutalmente critico, che può andare bene se tu sei stimolato a fare delle ricerche per dimostrare che io ho torto, o comunque non mi ostacoli se io voglio andare avanti a ricercare. La critica fine a se stessa non ha valore, però c'è stata. Altri invece hanno reagito con enorme curiosità e quindi, all'opposto, ci sono ricercatori di valore che si sono messi al servizio della teoria e che la stanno sviluppando e che probabilmente tireranno fuori, io mi auguro, delle cose meravigliose per la gente»

Luca Falcetta
«Lei non ha tempo di stare dietro a 'queste cose', possiamo dire a 'questo ostruzionismo' da parte di alcuni colleghi del mondo scientifico, delle grandi case farmaceutiche perché 'ha fretta', ha fretta perché questa è una malattia che progredisce, che colpisce soprattutto i giovani e quindi bisogna che questo studio si radicalizzi, se così possiamo dire, no?»

Paolo Zamboni
«Io adesso vorrei infatti concentrarmi su questo. Sul fare degli studi che siano anche indiscutibili, che poggino poco fianco alle critiche perché, quando tu fai uno studio pilota, vai ad esplorare degli effetti, quindi, da un punto di vista metodologico, devi avere degli indizi che ti portino poi a fare uno studio di dimensioni maggiori, che è quello che vogliamo realizzare adesso»


Sono in corso ulteriori studi per approfondire la relazione tra l'insufficienza venosa cronica cerebro-spinale e la sclerosi multipla, anche attraverso collaborazioni internazionali fra il team di ricerca italiano e le Università di Stato di New York, lo  'Jacobs Istituto neurologico' di Buffalo e l'Università di Ginevra, un momento importante è stato la presentazione dello studio al 62° Congresso dell' "American Accademy Neurology", che si è svolto a Toronto alla presenza di oltre 5.000 ricercatori. La comunità scientifica mondiale ha potuto conoscere la ricerca del prof. Zamboni che, nell'occasione, era affiancato dal prof. Zivadinov dell'Università di Buffalo, reduce dal positivo test su 500 candidati statunitensi. Dal Congresso è però emersa la necessità di ulteriori sperimentazioni controllare e multicentriche, per verificare la validità degli studi. La tesi del prof. Zamboni potrebbe aprire nuove strade, ma deve essere approfondita.


Luca Falcetta
«Adesso state facendo, lo possiamo dire, quasi uno studio internazionale perché state prendendo in esame non soltanto italiani, ma anche di altri paesi del mondo, dell'America e del Canada in particolare, visto che c'è questo rapporto con l'Università di Buffalo».

Paolo Zamboni
«Con l'Università di Buffalo abbiamo fatto degli studi che verranno pubblicati quest'anno che sono straordinari, perché ti fanno vedere degli aspetti sconosciuti di risonanza magnetica correlati con questi blocchi, quindi stiamo anche un po' riformando la diagnostica. La stiamo modernizzando, quindi questa ricerca, al di là di tutto, sta portando contributi che possono migliorare tutti gli aspetti».

Luca Falcetta
«Si aspettava che la strada per trovare una delle soluzioni alla sclerosi multipla potesse essere così semplice? Perché poi, a raccontarla, 'delle vene che erano ostruite', sembra che sia una cosa talmente banale. Non si vedeva?»

Paolo Zamboni
«In realtà non è così semplice. Vi faccio un esempio: noi abbiamo proposto un sistema non invasivo con l'eco-doppler per potere fare uno screening, cioè per poter vedere chi eventualmente ha questo problema che si associa alla sclerosi multipla e  vedo che anche persone esperte, hanno bisogno di molto tempo per poter svolgere questo esame con perizia. Quindi, dato che quello è stato uno dei sistemi che io ho utilizzato per capire questa cosa, se, anche quando uno te la rivela, tu fai comunque fatica e ti devi impegnare molto, vuol dire che non è così semplice»

Luca Falcetta
«Non è così semplice, ma lei si augura di avere anche il sostegno delle Istituzioni, che la sperimentazione possa partire, in questo caso siamo nelle Marche, possa partire anche in questa Regione con l'impegno, magari, anche dello stesso Assessorato alla Sanità»

Paolo Zamboni
«Questo sarebbe straordinario. Io voglio dire questo. Questo appartiene a quegli studi che si chiamano spontanei e no-profit. Cioè dietro a questa scoperta non c'è nient'altro che la scoperta del benessere della persona. Non si promuove una tecnologia o non si promuove un farmaco, una medicina, che poi siano soggetti ad una commercializzazione, si promuove un sistema di cura, un sistema di cura che è basato su strumenti che sono comunque presenti negli ospedali. Quindi, lo studio no-profit, se non è il proprio Governo, chi ci governa e chi bada al benessere del cittadino, che aiuta questo, non ha nessuna possibilità di decollare, se non a livello istituzionale»

Luca Falcetta
«Tutto è nato quindi tramite internet. Cioè, noi possiamo dire che i suoi studi sono emersi tramite il passaparola della rete?»

Paolo Zamboni: «Beh, sì. Questa è una cosa straordinaria, se vogliamo, perché innanzitutto queste sono persone giovani, quindi usano uno strumento di comunicazione forte: internet. Probabilmente, nella storia della medicina, mai qualche lavoro scientifico ha avuto così rapida diffusione e conoscenza, quasi più fra i malati che non fra i medici»

Luca Falcetta
«Molti malati che magari che ci stanno seguendo in questo momento, si chiederanno come posso fare, io, per incontrare il prof. Zamboni, oppure per risolvere questo problema, nel caso in cui si noti che ci sia davvero questa ostruzione, questa stenosi venosa nel proprio corpo»

Paolo Zamboni
«E' chiaro che io non posso visitare 3 milioni di persone che hanno, purtroppo, questo problema. Cosa posso fare io e che cosa sto facendo. E' sensibilizzare quanti più colleghi possibile, creare dei team di lavoro nel mondo. Io mi metto a disposizione, metto a disposizione la mia Università per delle formazioni specifiche, magari gli Assessorati regionali possono sicuramente contare su di me per la formazione dei medici in modo che, poi, loro riproducano, nella loro realtà, dei servizi utili per la gente»

Luca Falcetta
«Il premio più bello di questa ricerca è vedere magari tante persone che la vengono a trovare, quando prima, con fatica, riuscivano a camminare, adesso invece...»

Paolo Zamboni
«Beh, ci sono stati tanti premi. Il benessere di mia moglie è stato quello sicuramente un premio, un premio per me e per la mia famiglia, ma anche quel gruppo storico, vedere che c'è una numerosa falange che è attorno al 70%, che ha un benessere stabile... beh, è una cosa straordinaria. Non senti più la fatica»


Augusto Zeppi, uno dei primi pazienti del prof. Zamboni, ha avuto attacchi di sclerosi multipla per nove lunghi anni, che gli hanno procurato fatica e difficoltà a camminare. L'eco-doppler ha rivelato un blocco del 60 e 80% in entrambe le vene giugulari, così Zeppi è stato tra i primi a sottoporsi al trattamento di 'liberazione' del prof. Zamboni, un intervento che gli ha restituito la vita.


Luca Falcetta
«La sua vicenda inizia diversi anni fa»

Augusto Zeppi
«Inizia nel settembre del 1998, quando io mi sono all'improvviso sentito molto stanco, avevo 29 anni e avevo una stanchezza invincibile. Mi alzavo ed ero stanco. Siccome ho sempre lavorato molto, ho immediatamente percepito che c'era qualcosa che non andava, perché non era normale. Io, quel tipo di stanchezza, l'avrei dovuta aver sempre, o mai. Allora ho chiamato un ragazzo che oggi fa i trapianti di fegato a Bologna e che era mio compagno di banco del liceo, e gli ho detto: «Teo, c'è qualcosa che non va». Mi ha fatto andare al Sant'Orsola a fare tutti gli esami del caso e velocemente è venuta fuori la diagnosi; diagnosi che è stata una botta incredibile perché io mi dovevo sposare a luglio del '99, eravamo a ottobre del '98, e la prima cosa che ho fatto... avendo risposto il neurologo a: «Che cosa sarà il futuro?», la risposta è stata: «Tra tre mesi non so se lei sarà sulla sedia a rotelle». Lei capisce che io sono andato a casa e ho detto a colei che doveva diventare mia moglie: «Fine!». Perché giù per un dirupo, da solo ci posso anche andare, ma sicuramente non ci porto una persona a cui voglio bene. Per cui, immediatamente, ho lasciato quella che poi è diventata comunque mia moglie, perché ha avuto un gesto di insana pazzia, e quindi è iniziato questo percorso che dall'ottobre del 1998 a luglio del 2007, per nove anni, è stato come avere una 'spada di Damocle' costantemente sulla testa. Spada di Damocle che si svegliava qualche volta in modo più virulento per ricordare la sua esistenza...»

Luca Falcetta
«Poi c'è stata la procedura della 'liberazione', perché lei ha conosciuto il prof. Zamboni»

Augusto Zeppi
«Io sono stato uno dei primi che è stato sottoposto a questa cosa, e anche, vi devo dire, in maniera molto lineare, nel senso che avevo fatto l'eco-doppler, l'eco-doppler mi ha fatto vedere su un monitor le mie giugulari, i turbini sopra le mie giugulari, esattamente nello stesso modo in cui io avevo potuto vedere, qualche tempo prima, i bambini nel grembo di mia moglie. Cioè, è lo stesso meccanismo, lo vedete a monitor. Avevo potuto quasi toccare il problema, insomma. E' evidente. Chiamai il trapiantologo e gli dissi: «Teo, scusa, ho una giugulare chiusa all'80, una al 60%, mi dicono che, se le sturo, probabilmente sto meglio per la sclerosi multipla Lui è un chirurgo e mi disse: «Guarda, per la sclerosi multipla non so, però in natura è previsto che le giugulari siano aperte al 100%, se ce le hai occluse, àprile! Sei nelle mani di uno dei chirurghi vascolari migliori al mondo... àprile, vai sereno!». Io lo feci, su questa base proprio, di fiducia nelle persone, e vi dico che l'intervento si fa in day hospital e in anestesia locale. Mi misero a finire l'effetto dell'anestesia locale su un lettino, per la prima volta io, arrivato sul lettino, risentii il fresco delle lenzuola. Proprio così, mi appoggiarono e io: «...le lenzuola pulite», poi pensai: «Ma io non le sentivo più». Perché io avevo le parestesie alle mani e ai piedi, come se avessi avuto per nove anni sempre guanti e calzini. Io ho accarezzato i miei figli, per la prima volta sentendoli, dopo questa cosa. Io non avevo mai accarezzato i miei figli sentendoli. Per cui, mi appoggiarono su queste lenzuola e sentii che erano fresche; pulite e fresche. Quindi la mia esperienza con la liberazione è stata questa qua. Poi non ho mai più avuto ricadute nei due anni... ormai sono quasi due anni»

Luca Falcetta
«Com'è la sua vita oggi, quindi?»

Augusto Zeppi
«Beh, oggi è esattamente com'era prima dell'ottobre del 1998. Cioè, io faccio esattamente tutto quello che facevo prima. E' chiaro che l'eco di queste cose rimane nel vissuto di una persona, ed è anche evidente, per non generare delle false aspettative, che non è come prendere l'antibiotico con l'influenza che passa qualunque cosa. Ci sono persone che hanno avuto un percorso di malattia più severo del mio e che quindi, sicuramente, con questo intervento possono riuscire a bloccare la malattia, magari, ma non a recuperare tutto quello che avevano perso. Io avevo una risonanza magnetica con 496 lesioni, per cui una risonanza magnetica di quelle severe, che è a disposizione di chiunque la voglia vedere. Io mi ricordo che la prima volta che la vide Paolo Zamboni, si sedette per dieci minuti e non parlò. Quindi, che siamo qui a due anni con allegria a parlarne, è un bel segno»


Per tutelare gli studi del prof. Zamboni e promuovere un'indagine diagnostica che verifichi la sua reale consistenza, è nata la Fondazione Hilarescere, che si propone di sostenere l'attività di ricerca medica e scientifica, nel campo delle malattie croniche e degenerative del sistema nervoso e dell'apparato vascolare. La sua attività si concentra inoltre nella diffusione delle tecniche di prevenzione, diagnosi, cura e assistenza, ai soggetti colpiti da tali malattie.


Luca Falcetta
«Ed è nata perciò la Fondazione Hilarescere. Ci può spiegare perciò cosa sta facendo questa Fondazione?»

Augusto Zeppi
«La Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna e io, insieme a Paolo Zamboni e al dott. Fabrizio Salvi, abbiamo fondato la Fondazione Hilarescere per tutelare questa scoperta e per finanziarne gli sviluppi. Per cui, da allora, la Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna ha finanziato tutti gli studi internazionali che si sono succeduti e che, diciamo, rendono veramente ridicola l'obiezione che abbiamo sentito in alcune occasioni come 'non c'è un approccio scientifico... Di Bella...' no! Questo no. Basta andare sul nostro sito che è banale, perché è fondazionehilarescere.org, e si trovano tutte le pubblicazioni che sono state fatte, le collaborazioni sono con Harvard e Stanford e l'Università di New York...»


La cura del professor Zamboni resta sperimentale, bisognerà attendere i risultati dei prossimi studi per verificare se esiste una correlazione fra la scoperta e un'eventuale terapia da estendere a tutti i malati di sclerosi multipla. Intanto si potrebbero aprire dei Centri di eccellenza per arruolare i pazienti da sottoporre ad ulteriori ricerche e comprendere il valore della terapia endovascolare. I Centri potrebbero essere attivi anche in tempi brevi, se il risultato degli studi dovesse essere positivo, fra tre-quattro anni la terapia potrebbe essere disponibile quasi ovunque e, nelle Marche, la Fondazione CARIMA, ha deciso di finanziare il progetto diagnostico. Sarà effettuato uno screening su pazienti affetti da sclerosi multipla, per verificare la presenza dell'insufficienza venosa cronica. Il finanziamento servirà a dotare l'Ospedale di Civitanova Marche, di un eco-doppler con le sonde e il software specifici, per individuare le CCSVI. Un gruppo di medici verrà inviato all'Ospedale di Ferrara per un corso di formazione e verranno sostenuti i costi sanitari dei pazienti che si sottoporranno volontariamente all'esame.


Augusto Zeppi
«Anche il fatto che siano coinvolte Fondazioni bancarie, prima la Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna, adesso anche la Fondazione Cassa di Risparmio di Macerata, è il segno evidente che, se non altro, metodologicamente è una cosa estremamente seria. Poi, i risultati appartengono al mondo della scienza e io in questo non entro perché non sono né medico, né scienziato, però  garantisco in prima persona, essendo vice-presidente di Hilarescere, che metodologicamente viene fatto tutto con estremo rigore e al livello massimo delle conoscenze mondiali su come si sviluppano queste ricerche»

Luca Falcetta
«Ora, l'augurio che altre fondazioni, come ha fatto la Fondazione CARIMA, seguano l'esempio della Cassa di Risparmio di Bologna affinché ci siano anche le risorse necessarie per far sì che questa ricerca venga approfondita e far sì, soprattutto, che venga anche accettata dalla scienza convenzionale. Perché, poi, la grande difficoltà risiede in questo aspetto, no?»

Augusto Zeppi
«Io spero che tutte le fondazioni bancarie, rispondendo a quella che è la loro mission istituzionale, seguano questa cosa in maniera incredibilmente attenta, anche perché, bisogna tenere presente che per lo Stato italiano un malato di sclerosi multipla costa da 20.000 euro all'anno a 85.000 euro all'anno a seconda dello stato di gravità. Se solo si riuscisse a fare un'attività sul territorio di approfondimento, non dico di accettazione, ma di approfondimento...»

Luca Falcetta
«Lei si è reso conto di quanto è preziosa la vita, no?»

Augusto Zeppi
«Diciamo che esperienze come questa segnano molto»

Luca Falcetta
«Questa è una malattia che progredisce, una malattia molto veloce, aggredisce soprattutto i giovani. Quindi, se la sperimentazione parte subito, senz'altro si potranno aiutare tanti giovani affetti dalla malattia come è capitato a lei?»

Augusto Zeppi
«Spero che i malati si rivolgano con fiducia alle istituzioni che stanno seguendo un percorso di grande rigore scientifico»

Luca Falcetta
«Che cosa rappresenta per lei il prof. Zamboni?»

Augusto Zeppi
«Lui mi ha donato una seconda vita e, per prima cosa, ho sempre detestato da cattolico i pullman che tornano da Lourdes con uno allegro e 59 che smoccolano. Qui non c'è bisogno di un miracolo, qui è scienza ed è quindi riproducibile. Quindi, il mio impegno è dovuto in misura principale al fatto che persone che sono nella condizione in cui ero, hanno diritto di vedere approfondita questa prospettiva»